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Intervista a Marco Zuccari

Intervista a Marco Zuccari autore del libro Bicincina.
Raccontati in una battuta e qualche riga…

Sono un ragazzone fuori tempo massimo che ha ancora la curiosità di scoprire il mondo fuori e dentro di sé.

Un buon motivo per viaggiare.

Viaggiare arricchisce l’animo di emozioni, la mente di cultura, il corpo di sano spirito d’adattamento e fa di noi stessi autentici abitanti del pianeta terra e non solo di quel coriandolo che è casa nostra.

Il tuo mondo: quali sono i tuoi luoghi dell’anima?

In qualunque parte del mondo in cui io abbia esclamato con me stesso: “Che bello!”, lì è il mio luogo dell’anima.

Il tuo modo di viaggiare: mezzi, tempi, compagni…

La bicicletta è l’ideale per viaggiare. La bicicletta non è un guscio dentro cui ti muovi come è il pullman, l’auto, l’aereo, ma il guscio è l’aria che respiri. I paesaggi che vedi sono il tuo orizzonte e la gente che incontri sono i tuoi compagni di avventura. Se un viaggio in bicicletta lo condividi con un gruppo d’amici o con la persona che ami (o con questa e con quelli), allora senti che nulla di più bello potrebbe succederti nella vita.

Gli autori e i libri di viaggio che ami di più.

Paradossalmente non amo i libri di viaggio perché a volte leggerli è come ascoltare la descrizione di un luogo avendo gli occhi chiusi. Dopo un po’ diventa intollerabile il non aprirli e allora significa dovere e volere partire. Da piccolo i miei libri di viaggio erano i grandi romanzi d’avventura capaci di farmi sognare luoghi sconosciuti: Emilio Salgari, Jack London, Zane Grey, Jules Verne. Quanto ho viaggiato sull’onda delle loro parole!

Perché hai scelto di scrivere un libro sulla Cina?

Prima del libro sulla Cina ho scritto l’avventura in bicicletta in India, da Varanasi a Nuova Delhi. Il libro ha avuto successo non perché sia un libro di viaggio nella vera accezione del termine, ma perché racconta di cinque amici che pedalano tra monumenti, incontri, sorprese, meraviglie, piccoli incidenti, avventure. Quando gli stessi “ragazzi” hanno affrontato il secondo viaggio importante, da Pechino a Shanghai in bicicletta, mi è sembrato normale riprendere la narrazione di quelle emozioni che si rinnovavano nel viaggio in Cina. Mi sento lusingato quando i lettori mi dicono che, leggendo BICINCINA, sembra loro di essere lì a pedalare con noi. Nelle mie descrizioni cerco di non raccontare pedantemente ciò che ho visto, ma di rivivere e fare rivivere ciò che ho “sentito” con gli occhi, le orecchie, il cuore e l’anima.

L’emozione più grande e il momento più difficile nella scrittura del tuo libro.

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Normalmente io scrivo di getto, senza preoccuparmi inizialmente dello stile e della ricerca meticolosa dell’aggettivo giusto. Quando poi sono arrivato alla fine dell’intero libro, allora rileggo con attenzione quello che ho scritto per apportare le correzioni necessarie. Con BICINCINA mi è capitato spesso di farmi catturare dalle mie stesse descrizioni immergendomi nel ricordo quasi fossi nuovamente in Cina a pedalare e a provare le stesse sensazioni. È una grande gioia ritrovarsi così profondamente nella propria narrazione.

Cosa ti affascina maggiormente della Cina?

Avevo della Cina l’impressione che si ha, noi ragazzi degli anni ’50 e ’60, legata alla epopea di Mao, ai libretti rossi, a quei cittadini tutti intabarrati in uniformi tetre e oggettivamente brutte. Mi sono trovato a camminare tra gente gioiosa, simpatica, disponibile con lo straniero, desiderosa di relazionarsi con il visitatore occidentale. I ragazzi sembrano pervasi da una gioia di vivere che nella vecchia Europa è sparita. Pedalando tra le interminabili lande cinesi, ovunque ho incontrato enormi quartieri di recente costruzione o ancora in cantiere, formati da centinaia di palazzoni in aree verdi, gradevoli e curate. Industrie dappertutto e ovunque la sensazione di essere testimoni di una nazione in cui la ricchezza sta crescendo e sviluppandosi a macchia d’olio. Gioia di vivere e potenza economica in esplosione: ecco la sorprendente realtà che ho incontrato in Cina e che mi ha stupito.