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Intervista a vanessa Marenco

Intervista a Vanessa Marenco autrice del libro Racconti d’Irlanda.
Un buon motivo per viaggiare…

Viaggiare per me significa essere curiosi. Credere nell’Altro. Scoprire con entusiasmo che, magari proprio dietro casa tua, c’è una meraviglia che non avevi mai notato prima. Oppure capire che, dall’altra parte del mondo, si ride a volte per le stesse cose. Un altro buon motivo per viaggiare è per perdersi. Sì, perdermi mi dà una grande soddisfazione perché spesso le cose più emozionanti in un viaggio ti capitano quando non hai la più pallida idea di dove ti trovi.

Il tuo mondo: quali sono i tuoi luoghi dell’anima?

Il Burren, il tavolato calcareo che copre buona parte della contea di Clare, Irlanda. Da lì, dicono, si vede l’America. Calcutta, dove tutto sembra che possa accadere per la prima volta. E Torino, la mia città, le sue strade, il suo cielo.

Il tuo modo di viaggiare: mezzi, tempi, compagni…

Mi viene da rispondere: l’importante è andare! Salire sul primo volo. Prendere il prossimo bus. O la bici. Ho intervallato viaggi molto lunghi in solitaria ad avventure in compagnia. Ciò che resta centrale, comunque, è chi ti accompagna sulla strada, chi ti capita vicino mentre prendi un treno che ti porterà attraverso la Russia verso la Mongolia o chi si ferma e ti sorride mentre sali sulle Torri del Silenzio a Yadz. Credo che l’essere umano sia un valore in sé, e che ad esso si debba rispetto.

Perché hai scelto di scrivere “Racconti d’Irlanda”?

L’ho cercata e voluta, l’Irlanda, a più riprese. Durante l’università, e poi dopo, quando sono andata a viverci per molti anni di seguito. Quando ne parlo, o riesco a tornarci, ho sempre gli occhi pieni d’amore perché questa nazione mi ha cambiato la vita. Mi sono persa e ritrovata sotto i suoi cieli. Mi ha regalato amici che restano, nonostante la distanza geografica; mi ha insegnato a parlare in inglese, e mi ha fatto capire che un pigiama, ad esempio, si può indossare anche per andare al supermercato.

Tre buoni motivi per viaggiare in Irlanda.

Per gli irlandesi, che chiunque tu sia, ti accoglieranno. Per la musica, tradizionale e non: ti accompagnerà ovunque andrai. Per i tramonti sullo Shannon, a Limerick: ti sentirai a metà strada tra “Apocalypse Now” ed una poesia di Yeats.

Tre libri in valigia per un viaggio in Irlanda


“Eureka Street”, di Robert McLiam Wilson, un libro che descrive un’amicizia indimenticabile nella Belfast nel 1994. Per me, questo libro è quasi una lettera d’amore alla capitale dell’Ulster.
“Cowboys and Indians” di Joseph O’Connor, perché descrive la capitale irlandese con una dolcezza ironica indimenticabile e si conclude con l’idea che sia Natale tutto l’anno. Da non perdere.
“Le ceneri di Angela”, scritto da Frank McCourt, ambientato per la maggior parte a Limerick, la cittadina dove ho passato i miei anni irlandesi. Non foss’altro per l’incipit, eroico: “Ripensando alla mia infanzia, mi chiedo come sono riuscito a sopravvivere. Naturalmente è stata un’infanzia infelice, sennò non ci sarebbe gusto. Ma un’infanzia infelice irlandese è peggio di un’infanzia infelice qualunque, e un’infanzia infelice irlandese e cattolica è peggio ancora.”

Perché farsi accompagnare dal tuo libro per un viaggio in Irlanda?

Quando lo leggerete, potrete fare un giro su una Punto nera scassata. Che poi perde pure il cambio. Dai! Non vi viene voglia di comprarlo?

Un consiglio da viaggiatore a viaggiatore…

Non servono tutti quei vestiti. Lo zaino, ricordatelo, lo dovrai portare tu sulle spalle.