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Intervista all’autrice Silvana Olivo

Intervista all’autrice

Intervista a Silvana Olivo autrice della guida Sudafrica e il libro Kalahari e coautrice della guida Tanzania e di Botswana e Zimbabwe.
Raccontati in una battuta e qualche riga…

Ero un’inguaribile romantica che voleva salvare il mondo, ora sono più tollerante (verso me stessa): il mondo difficilmente si può salvare. Pertanto ora cerco di vivere il presente, viaggiando dove mi porta il diletto, non solo il cuore… e di salvare il passato. Karen Blixen scrisse, in Ombre sull’Erba: “La gente si dà un gran daffare per garantirsi un futuro; io davo un gran daffare e una gran pena alla mia mente, nello sforzo di garantirmi il passato”.

 Un buon motivo per viaggiare.

Il miglior investimento, per la propria formazione personale, è sempre il viaggio… non solo si conosce il mondo viaggiando ma, che lo si affronti per lavoro o per desiderio di avventura, trovo che ogni viaggio permetta di rivedere il proprio contesto abituale da un’altra prospettiva, chiarendo a se stessi il proprio percorso e trovando rinnovata ispirazione… Gli inglesi dicono ‘a change is as good as a holiday’.

Il tuo mondo: quali sono i tuoi luoghi dell’anima?

Per origini e influenze famigliari (madre sudafricana con una grande famiglia in Zimbabwe e padre cresciuto in Eritrea) vivo da sempre divisa tra Africa ed Europa (Italia, dove sono nata, e Francia dove vivo da alcuni anni)… non sono mai riuscita a scegliere drasticamente tra l’uno e l’altro mondo e quindi, nelle mie attività, tutto ruota sul farli convivere e complementare a vicenda; questa dicotomia ha forgiato la mia vita.

Il tuo modo di viaggiare: mezzi, tempi, compagni…

È sempre stato un progetto (di volontariato, giornalistico, professionale) a portarmi in un dato luogo, non ho mai viaggiato da turista, ma adattato mezzi e tempi alle esigenze del progetto. Ho per lo più viaggiato per conto mio, forgiando sodalizi sul luogo. Da quando ho una mia famiglia, tuttavia, i viaggi in famiglia divengono progetti a sé, per il piacere di condividere nuove scoperte.

Gli autori e i libri di viaggio che ami di più.

Karen Blixen: Out of Africa, Ombre sull’erba; Edmund de Waal: Un’eredità di avorio e ambra; Peter Godwin: Mukiwa, The Fear, When a crocodile eats the sun; Bruce Chatwin: Che ci faccio qui?, Anatomia dell’irrequietezza; il genere carnets de voyage, un concentrato di creatività.

Perché hai scelto di scrivere delle guide per Polaris?

Mi fu proposto inizialmente dall’editore! Il poter raccontare i paesi nello spirito Polaris è risultato un completamento dell’esperienza in quei luoghi – ovvero combinando le mie impressioni con approfondimenti culturali e naturalistici contestuali a ciascun paese.

L’emozione più grande e il momento più difficile nella scrittura della tua guida/del tuo libro.

Per Kalahari, il libro che tuttora sento più mio, la sfida più grande è stata trattare un tema delicato come la storia e le aspirazioni di un gruppo etnico ‘in via di estinzione’ con la necessaria completezza e obiettività; la responsabilità è stata talmente pesante che ho avuto ripercussioni anche fisiche durante la stesura del libro! L’emozione più grande è stato ricevere dalle mani dell’editore la mia prima copia del primo libro recante il mio nome, un’emozione che ho rivissuto solo quando è nato mio figlio.

Cosa ti affascina maggiormente dei Paesi descritti nei tuoi libri?

Sia per quanto riguarda il Kalahari, che coinvolge quattro paesi dell’Africa australe, che per quanto riguarda il Sudafrica, l’aspetto che mi strega tuttora è la complessità storico-sociale dei luoghi e la scommessa che si gioca ogni giorno sul loro futuro; tanto quanto la forza preminente della natura, che mi pervade da sempre giungendo in quei paesi.

Tre buoni motivi per viaggiare in Africa?

Sudafrica: perchè un viaggio in Sudafrica è la garanzia di emozione e stupore quasi continuo; per confrontarsi con aspetti di modernità (a volte maggiore rispetto alla nostra società), che convivono con aspetti di disarmante arretratezza; per tornare a casa con il desiderio di tornarvi al più presto. Zimbabwe e Botswana e anche Kalahari: per vivere nell’autenticità, tra gente che sorride spontaneamente o non sorride affatto; per vivere l’esaltazione animale dei sensi assorti nella natura; per disintossicarsi dalle sovrastrutture e riscoprire l’essenziale. Tanzania, come sopra ma aggiungerei: per ammirare prima che scompaia del tutto, la fusione tra rovine architettoniche di un passato affascinante seppure crudele, quello della storia coloniale araba e portoghese in particolare, ed il melting pot attuale, il tutto immerso in una natura spettacolare.

A chi sconsiglieresti un viaggio in questi Paesi?

Sudafrica: a chi ha preconcetti di carattere razziale nei confronti di qualunque gruppo etnico di quel paese, soprattutto nei confronti dei discendenti degli Europei; a chi preferisce limitarsi a ‘percorsi protetti‘. Botswana, Zimbabwe, Tanzania e Kalahari: a chi vuole a tutti i costi vedere i Big Five, fotografare il leone. La natura africana è ricchissima anche nelle sue forme meno spettacolari e nelle sue creature più piccole.

Elementi per un viaggio perfetto in Africa?

Sudafrica, ma vale anche per Kalahari (che copre 4 paesi): avere tempo a disposizione, possibilmente più di due settimane, idealmente parecchie settimane! La possibilità di trascorrere del tempo con abitanti locali, per esempio scegliendo strutture come Bed&Breakfast dove interagire con i gestori; essere nella zona giusta nella stagione adatta (il Sudafrica nella sua vastità presenta variazioni climatiche pronunciate da zona a zona); assistere ad una partita di rugby! Botswana, Zimbabwe, Tanzania: la scelta di safari lodge radicati sul territorio, gestiti da persone di lunga esperienza; se si opta per un viaggio di gruppo con guida, quest’ultima dovrebbe avere lunga esperienza del territorio; evitare di optare per la formula self drive se non si ha familiarità con questi paesi.

Tre libri in valigia per un viaggio in (Paese della guida/del libro)?

Per Zimbabwe: When a crocodile eats the sun, di Peter Godwin; Signs of the Wild di Clive Walker; Passeggiate africane di Alberto Moravia. Per Botswana: The Full Cupboard of Life, di Alexander McCall Smith; Once we were hunters, di Paul Weinberg; Signs of the Wild di Clive Walker. Per Sudafrica: l’Alleanza di James Michener; Signs of the Wild di Clive Walker; Vergogna di John Maxwell Coetzee. Tanzania: The end of the Game, Peter Beard (incentrato sul Kenya ma si addice a tutta l’Africa orientale); The ways of the Tribe, di Gervase Tatah Mlola; Paradise, di Abdulrazak Gurnah. Per Kalahari: l’Alleanza di James Michener; Once we were hunters, di Paul Weinberg; The harmless people, di Elisabeth Marshall Thomas.

Perché scegliere la tua guida Polaris per un viaggio Africa?

Perché è il distillato di strade percorse in tempi diversi e con modalità diverse; in ogni guida confluiscono esperienze raccolte in un arco di tempo abbastanza ampio fornendo punti di vista diversificati.

Un consiglio da viaggiatore a viaggiatore…

Mettere in valigia meno cose possibili per non essere condizionati dal fardello materiale; tanto si finisce quasi sempre per utilizzare la metà di ciò che si porta con sé!

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