Intervista a Marco Grippa autore del libro Pamir Express.
Raccontati in una battuta e qualche riga…
Sono un viaggiatore, un po’ scrittore, fotografo e musicista. Non sento di potermi identificare con la mia professione, ma con quello che amo fare e per cui vivo.
Un buon motivo per viaggiare.
È difficile rispondere a questa domanda senza scivolare in frasi banali o generiche. Io poi non credo di potere dare un motivo assoluto per viaggiare. Ognuno ha i propri stimoli per fare determinate esperienze nella vita, che siano di viaggio o altro.
Posso stilare una lista di motivi per cui amo viaggiare, ma forse la ragione profonda per cui ogni volta decido di partire non la conosco nemmeno. So solo che ho iniziato a viaggiare e non sono più riuscito a fermarmi.
Il tuo mondo: quali sono i tuoi luoghi dell’anima?
L’Oriente, per la varietà e le differenze con l’Occidente. Il Nord, per la purezza e la maestosità della natura. L’Africa, per la forza primordiale e la semplicità disarmante. Ovviamente l’Asia Centrale, per il sorprendere il viaggiatore con le sue magie.
Il tuo modo di viaggiare: mezzi, tempi, compagni…
Ho viaggiato molto da solo, oppure in due persone. Preferisco organizzare e il meno possibile e non prenotare nulla, muovermi in libertà e potere cambiare programma a seconda del vento. Cerco di evitare il viaggio in gruppo, perché riduce il contatto con il Paese e la gente. Non è però una regola generale: per alcuni viaggi (ad esempio una spedizione invernale in Lapponia o un trekking in Kamchatka) mi sono organizzato con un gruppo e una guida esperta del territorio.
Gli autori e i libri di viaggio che ami di più.
Amo i libri di Tiziano Terzani e di Colin Thubron. Un libro che adoro è “La danza della realtà” di Jodorowski, che non parla di un viaggio come quello di cui parlo io nel mio libro, ma del viaggio nella vita di una persona. A volte l’ispirazione per fare certe esperienze può arrivare da qualcosa di apparentemente non collegato. Mi piace cercare autori con idee originali e punti di vista fuori dall’ordinario.
Perché hai scelto di scrivere un libro su Tagikistan e Kirghizistan?
È stato un viaggio avventuroso, per il quale ci sono tante cose da raccontare, molti aneddoti, leggende, e perché sono Paesi ancora semisconosciuti e con poca letteratura di viaggio.
L’emozione più grande e il momento più difficile nella scrittura del tuo libro.
Il momento più emozionante è quando ho scritto l’incipit e, mentre battevo quelle righe, immaginavo il libro prendere forma. Momenti difficili non ce ne sono stati durante la stesura, perché era per me un modo per rivivere il viaggio, per riportare alla memoria emozioni ancora fresche. È stata ardua la ricerca di un editore disposto a investire sul libro.
Cosa ti affascina maggiormente di Tagikistan e Kirghizistan?
I luoghi remoti, spettacolari, a volte desolati, in una dimensione molto lontana dal nostro mondo. Poi i volti della gente, intreccio di Oriente e Occidente, e il calore delle persone che ci invitavano nelle loro case.
Tre buoni motivi per viaggiare in Tagikistan e Kirghizistan.
Per fare un viaggio autentico e fuori da ogni circuito turistico, per i suoi paesaggi selvaggi, per il contatto con popoli estremamente ospitali.
A chi sconsiglieresti un viaggio in Tagikistan e Kirghizistan?
A chi cerca una vacanza rilassante o a chi vuole un viaggio facile e comodo. Viaggiare attraverso il Pamir vuole dire stare sulla strada giornate intere su mezzi malconci, mangiare male e adattarsi a una realtà povera e umile.
Tre libri in valigia per un viaggio in Tagikistan e Kirghizistan.
Strada bianca per i monti del Cielo (Mario Biondi), Buonanotte Signor Lenin (Tiziano Terzani), Ombre lungo la Via della Seta (Colin Thubron)
Il tuo prossimo viaggio?
Da un po’ di tempo a questa parte ho in mente il Ladakh, che sarebbe anche una continuazione geografica/culturale dei miei viaggi in Asia Centrale.