Intervista a Gianni Bauce autore delle guide: “Botswana-Zimbabwe, L’ultima frontiera dell’Africa selvaggia” e “Mozambico, Un nuovo antico paese” e dei libri “Sozinho, viaggio in Mozambico”e “Kilimanjaro, prima che le nevi si sciolgano”.
Raccontati in una battuta e qualche riga…
Un anomalo caso in controtendenza di migrante a sud. Nella mia avventura africana sia nei panni di guida professionista che in quelli di piccolo imprenditore del turismo in Africa, non so mai se sentirmi più un disperato in fuga o una specie di esploratore del III millennio, in una terra (quella d’Africa) dove non c’è più nulla di inesplorato eppure dove tutto è ancora così sconosciuto.
Un buon motivo per viaggiare.
Ogni viaggio è una moneta che va ad accrescere l’unico tesoro che porteremo sempre con noi, per tutto il resto della nostra vita. Un uomo deve avere qualcosa da raccontare per cui valga la pena ascoltarlo e il viaggio è il modo migliore per trovare questo qualcosa.
Il tuo mondo: quali sono i tuoi luoghi dell’anima?
I miei luoghi dell’anima sono laddove sento di averne una (di anima). In Africa mi succede tra la boscaglia, dove tutto deve essere ascoltato e compreso con attenzione, con l’umiltà di chi, in fondo, è soltanto un estraneo. Mi succede quando, incontrando un animale, restiamo ad osservarci l’un l’altro, probabilmente con la stessa curiosità e lo stesso desiderio di superare le barriere della comunicazione, e questo mi rende meno estraneo. Ma i miei luoghi dell’anima li ritrovo anche tra la gente, nella vita di tutti i giorni, dove si condividono istanti semplici, nei quali il colore della pelle spesso non si distingue più.
Il tuo modo di viaggiare: mezzi, tempi, compagni…
Oggi ho due modi di viaggiare, uno è quello professionale che conduco in qualità di guida e di operatore di safari e l’altro è quello personale. Entrambi si avvalgono, in genere, di una Land Rover, una o più tende e compagni di viaggio entusiasti. I viaggi che conduco con la mia organizzazione sono a stretto contatto con la natura, la storia, la cultura e la gente del paese (lo Zimbabwe). Nonostante il pernottare in tenda in mezzo alla boscaglia africana sia spesso motivo di inquietudine per qualche viaggiatore, nei miei viaggi non occorre essere dei super uomini/donne. Si viaggia con ogni comodità e nel massimo della sicurezza col minimo della fatica; ci accomuna però il fatto che non ci piace lasciare l’Africa fuori dalla porta, la notte. Per questo cerchiamo di viverla il più intimamente possibile. I miei viaggiatori (così amo definirli) sono compagni di viaggio curiosi, affascinati e interessati da ogni cosa, rispettosi di ciò che incontrano e dei luoghi che attraversano. E’ con loro che mi pace condividere le mie conoscenze, è da loro che imparo molte cose e, in qualità di guida, mi ritengo soddisfatto quando, salutandoli alla loro partenza, mi rendo conto che da quel momento non guarderanno più un sasso come una semplice pietra, ma si domanderanno quale sia la sua storia, la sua origine, il suo destino. Ammetto che questa è l’ambiziosa trasformazione che vorrei indurre in ogni viaggiatore che ha trascorso un’esperienza con me. Quando viaggio per motivi personali, invece, lo faccio per prendermi una pausa o per esplorare nuove zone e nuovi itinerari. Preferisco farlo da solo, ma non disdegno la compagnia di chi sa condividere tanto le risate quanto i silenzi. I tempi sono quelli che detta l’Africa, di lì non si scappa!
Gli autori e i libri di viaggio che ami di più.
Mi piace molto Laurent Van der Post per la poesia dei suoi testi e per la lucidità infallibile con cui descrive situazioni e sensazioni. Mi piace Ryszard Kapuscinski e la sua cinica e realistica visione delle cose africane. Mi è piaciuto moltissimo Fuga sul Kenya di Felice Benuzzi per l’assoluta originalità del “viaggio” e resto ancora molto affezionato alle saghe dei Ballantyne e dei Curtney di Wilbur Smith.
Perché hai scelto di scrivere un a guida sull’Africa?
Sia per quanto riguarda le guide che i libri di narrativa forse è stata colpa dell’incorreggibile deformazione professionale indotta dal mio mestiere di guida che ti porta a raccontare tutto ciò che sai di tutti i luoghi che conosci, una sorta di morboso desiderio di condivisione… O forse perché noi uomini bianchi dimentichiamo in fretta e facilmente ciò che non scriviamo e l’idea di assicurare e riordinare sulla carta un bagaglio di conoscenze e di emozioni vissute mi ha rassicurato un pochino.
L’emozione più grande e il momento più difficile nella scrittura della tua guida/del tuo libro.
È sempre una soddisfazione scrivere l’ultima riga dell’ultimo paragrafo, prima della parola fine, anche se, un po’ come in un viaggio, ti lascia un po’ svuotato perché il viaggio non è arrivare alla meta, ma tutto ciò che avviene prima. Anche rileggere un passo e realizzare di essere riusciti a trasmettere esattamente il tuo pensiero attraverso le parole scritte è una bella soddisfazione. Ma l’emozione più grande che ogni volta mi lascia stupefatto è quando qualcuno ti si avvicina e ti dice: “Ho letto il tuo libro, mi è piaciuto! Mi è sembrato veramente di viaggiare in quei luoghi”. Ancor oggi non riesco a capacitarmi che qualcuno possa comprare e leggere un libro scritto da me! I momenti difficili si incontrano ogni volta in cui vorresti scrivere ma non ti esce niente di buono, specialmente nella narrativa. Ma di solito è come un raffreddore: dopo tre giorni passa.
Cosa ti affascina maggiormente dello Zimbabwe e del Mozambico?
Se parliamo dello Zimbabwe, è una perla incastonata nel cuore dell’Africa Australe. In Zimbabwe c’è tutto! Manca solo il mare. Ci sono tutti i big five e gli altri grandi animali africani, cinquecento specie diverse di uccelli, alberi meravigliosi, ma c’è anche il quarto fiume più lungo d’Africa, la cascata più alta del continente, uno dei laghi artificiali africani più grandi, ci sono le uniche rovine in pietra dell’età medievale in Africa sub-sahariana, pitture rupestri che risalgono a 10.000 anni fa, gente cordiale e accogliente e tanto altro ancora. Non c’è altro paese (ad esclusione del Sudafrica) che riesca ad eguagliare lo Zimbabwe in bellezza e varietà. Il Mozambico avrebbe grandi potenzialità e l’Oceano è una carta vincente, ma la strada è ancora lunga. Il Kilimanjaro è stato invece un’esperienza diversa che mi ha permesso di scoprire ecosistemi a me ancora ignoti.
Tre buoni motivi per viaggiare in Zimbabwe?
- Lo Zimbabwe è un paese di meraviglie. Annovera ben cinque World Heritage Sites dell’UNESCO, che può sembrare un’inezia per chi proviene dall’Italia, ma per un paese africano è un primato di prestigio.
- E’ uno dei paesi più sicuri dell’Africa.
- Possiamo viaggiarci insieme!
A chi sconsiglieresti un viaggio in Zimbabwe?
A tutti coloro che non sono viaggiatori, quelli cioè che considerano la necessità di adattarsi a situazioni diverse un difetto e non un pregio del viaggio. Ma del resto, a queste persone sconsiglierei qualsiasi tipo di viaggio.
Elementi per un viaggio perfetto nella “tua” Africa?
Curiosità, adattamento, rispetto.
Tre libri in valigia per un viaggio in Zimbabwe?
Doris Lessing, Sorrisi africani, Wilbur Smith, Stirpe di uomini, James A, Michner L’Alleanza
Perché scegliere la tua guida Polaris per un viaggio in Zimbabwe?
Perché, a costo di sembrare presuntuoso, credo ci siano pochi Italiani che conoscono e amano questo paese come me.
Un consiglio da viaggiatore a viaggiatore…
Non lasciare un posto come l’hai trovato, ma lascialo come vorresti trovarlo. E per citare un vecchio cartello nel parco di Hwange: “Prendi solo foto, lascia solo impronte.”