Dal “wine blog” di Francesca Fiocchi, journlist e wine socialite, una bella recensione del libro di Francesco Antonelli “Divino Andino” pubblicato da Polaris.
Mettete un consulente informatico specializzato nella gestione delle risorse umane con contratto a tempo indeterminato. Mettete l’incontro con la donna della sua vita, Marisol, peruviana. Mettete la passione per la scrittura di viaggio. E per il buon vino, il cibo, le tradizioni. Passione per il vino che lo spinge ad aprire un’enoteca. E condite il tutto con una sete di conoscenza in continuo movimento, di vivere i territori e i vini di anni di degustazioni con gli amici. Sono storie queste senza confini umani, culturali, fisici. Quel desiderio di conoscere luoghi e persone lontani geograficamente (anche se il mondo ormai è diventato “piccolo”), ma anche culture, stili di vita e un diversa umanità, sicuramente meno complicata della nostra, sicuramente affascinante. Il viaggio come percorso di crescita e non come punto di arrivo. In senso fisico e metafisico. È desiderio di libertà interiore in purezza: se fosse un vino sarebbe un bianco senza le sovrastrutture della barrique. In sottofondo, la voglia di cambiare, di rimettersi in gioco, di reinventarsi una storia personale. E una buona dose di (in)sano coraggio.