Il desiderio innato di abbellire il corpo è una necessità che da sempre si riscontra in ogni angolo del pianeta: non esiste civiltà che non abbia fatto ricorso a cure estetiche e alla body art. I risultati variano tra civiltà e gruppi etnici, ma scaturiscono tutti dalla fantasia e dalla bramosia di apparire più belli. Il corpo, che rappresenta nelle società africane il mondo privilegiato di ogni individuo, si appresta a essere vestito, decorato e tatuato in modo da apparire più attraente e far acquisire più rispetto. A parte gioielli e costumi, i popoli dell’Etiopia si concentrano su stravaganti acconciature, appariscenti scarificazioni o decorativi tatuaggi e violente mutilazioni o vistose manipolazioni corporali.
Tra le caratteristiche estetiche peculiari dei popoli etiopi, le acconciature si differenziano da un gruppo etnico all’altro permettendo così di identificare già a prima vista l’origine di un individuo e, in seno al gruppo, di codificare l’età, lo stato civile e la posizione sociale. Questa arte corporale comporta stili differenti a seconda della zona e include l’acconciatura a treccia, a trecciolina e a grano di pepe, modellata a volte con olio, burro, fango o argilla e colorata con polveri minerali grigie, bianche e ocra. In alcuni casi, invece, i capelli sono tagliati a zero lasciando intatte, come usano fare i Mursi del Mago, solo piccole porzioni in modo da creare leziosamente dei fantasiosi disegni sul cranio. Le tipiche acconciature maschili d’argilla sono portate da alcuni popoli omotici quali i Karo, gli Hammer, i Bume e i Galeb, che per non sciupare gli elaborati chignon di creta usano, durante il riposo, il caratteristico poggiatesta di legno. Invece, gli uomini del deserto, come gli Afar, portano i capelli lunghi che, essendo crespi e voluminosi, formano grossi cespugli utili a proteggere dall’implacabile sole.
La più classica delle pettinature femminili viene chiamata shiruba ed è largamente diffusa nel centro e nel nord del paese: è formata da sottilissime treccioline che, partendo dalla fronte, seguono la linea del cranio fino alla nuca, dove i capelli cadono liberi sul collo e sulle spalle. Una delle più stravaganti acconciature è senza dubbio quella sfoggiata dalle donne wollo ed è disegnata da piccole trecce che dal centro della testa seguono lateralmente il cranio: all’altezza delle orecchie, i capelli sono lasciati liberi di comporre voluminose masse cespugliose che adornano il viso.
Le decorazioni indelebili impresse sul corpo, come il tatuaggio e la scarificazione, vengono praticate da sempre in ogni angolo della terra e, oltre a svolgere una funzione estetica, servono a determinare l’appartenenza a un gruppo o a mettere in evidenza il coraggio degli uomini. Questo modo di abbellirsi è più comune in Africa che nell’Occidente, forse perché gli Africani tendono ad esporre alla vista quasi tutto il loro corpo, che deve, quindi, essere più attraente.
La scarificazione, tipica forma d’arte corporale comune a molte culture africane, viene attuata da abili specialisti capaci di realizzare, nel rispetto delle tradizioni tribali, un’infinità di disegni utilizzando lamette, punte taglienti e coltellini. Solitamente, per rendere evidente l’incisione, la ferita viene cosparsa di cenere che, ritardando la saldatura della piaga, aumenta la visibilità della cicatrizzazione. Il tatuaggio fu introdotto in Etiopia da popolazioni di pelle chiara; si tratta anche in questo caso di un marchio indelebile, realizzato introducendo nella pelle sostanze coloranti. I più curiosi e raffinati tatuaggi tribali etiopi sono quelli che decorano il collo e il petto delle donne dell’altopiano, mentre quelli più semplici hanno come disegno la croce che, tatuata sulla fronte della donna, rende note le sue origini cristiane.
Le popolazioni delle remote regioni dell’ovest e sud-ovest hanno l’usanza di praticare vari tipi di mutilazioni per accentuare e aumentare la bellezza fisica. È probabile che questa cruenta arte corporale fosse eseguita anticamente per soddisfare esigenze rituali, sociali e propiziatorie, e solo in seguito per conferire valore estetico. La più strana di queste usanze, ancora largamente praticata, è senza dubbio il disco labiale delle donne mursi e surma. Sembra che questa stravagante abitudine non sia nata con lo scopo di abbellire la donna, ma con quello di renderla mostruosa ed abbassarne il valore commerciale durante il periodo della “tratta degli schiavi”: coloro che si sottoponevano alla deformazione del labbro non correvano il rischio di essere rapite. Altra evidente manipolazione corporea è la deformazione del lobo delle orecchie praticata dai Surma di ambo i sessi e dalle donne mursi. L’operazione di stiramento del labbro e del lobo inizia durante l’età puberale per mezzo di tappi di legno gradualmente sostituiti con altri più grandi fino al raggiungimento della misura voluta. Un’altra usanza, molto apprezzata e largamente diffusa presso gli Afar, consiste nell’affilare e rendere appuntiti come una sega gli incisivi superiori e inferiori.
Estratto dalla guida ETIOPIA