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Basilicata west coast

Basilicata Maratea

Rocco Papaleo e gli amici della sua band musicale hanno attraversato a piedi le terre lucane dalla costa tirrenica a quella ionica, descrivendo l’avventura nel gradevole film Basilicata coast to coast. Le mie ambizioni sono minori e non altrettanto romantiche, e mi limito a percorrere, nel mese di aprile, il solo litorale bagnato dal Tirreno. Secondo Rocco “la vita è un viaggio troppo corto se non lo si allunga” e, se corto deve rimanere, che almeno sia intenso di bellezza.

Il punto di partenza dell’itinerario coincide con lo scenario di inizio pellicola di Papaleo. In cima al monte San Biagio si staglia il Cristo di Maratea, una statua alta 22 m e scolpita in modo tale da soddisfare sia i pescatori che i pastori. Dal mare, quindi da una certa distanza, lo sguardo del Redentore sembra seguire le imbarcazioni per proteggerle dalle insidie delle onde, e solo quando si giunge alla base della statua si scopre che il viso è, in realtà, rivolto all’interno per non far sentire abbandonati i pastori con le loro greggi. La posizione è di assoluto privilegio e dai piedi del Cristo lo sguardo piomba perpendicolarmente sul pittoresco porticciolo per poi spaziare su anfratti e spiagge strette tra il mare e la vegetazione.

L’antico borgo di Maratea è gradevole tanto dall’alto quanto dal basso; nel paese mi perdo tra vicoli tortuosi e stradine in salita e discesa, scovo balconi fioriti, portali in pietra e scorci suggestivi, e incontro anziani con il volto segnato dal sole. Finalmente ritorno nella via principale, dove le vetrine dei negozi offrono articoli locali che vanno dalle maioliche variopinte ai prodotti della terra. Cosa mai potrà proporre la Farmacia dei Sani? Mi avvicino incuriosito e scopro trattarsi di un’enogastroteca, come amano definirla i proprietari Giovanna e Nicola. L’interno è un vero e proprio museo dedicato ai prodotti lucani, esposti su mobili del mondo contadino; qui, però, si può toccare, annusare e mangiare, assecondando buona parte dei nostri sensi. C’è profumo di Basilicata e di cucina casereccia, e ricordo il pane e frittata a cui Rocco ha dedicato perfino una canzone, sponzato con l’olio in modo che “la frittata si mischia col pane e diventa un tutt’uno, e non si capisce dove finisce il pane e inizia la frittata”.

Dopo aver visitato il grazioso borgo del porto, lascio Maratea per esplorare i trentadue chilometri di costa lucana, più volte premiata con la Bandiera Blu. Ma in quale direzione? Trovo ispirazione ancora in Rocco: “La considerazione da fare è che abbiamo tempo da perdere, o meglio da regalarci: dunque il motivo di questo viaggio è proprio farci un regalo.” Allora è deciso, mi dirigo verso nord e poi ritornerò indietro per proseguire a sud!

La strada taglia una folta vegetazione con pini e piante di agave ravvivate da cespugli sgargianti di ginestre, fiordalisi e orchidee, che accompagnano fino al paese di Cersuta, situato a mezza costa. Quasi nascosta dalla strada, la bellissima spiaggia d’u Nastru è in straordinaria posizione naturale proprio sotto la torre normanna battezzata Apprezzami l’asino. Il curioso nome origina nei tempi antichi, quando il sentiero era talmente stretto che l’incrocio tra due asini costringeva i proprietari a valutare i due esemplari e buttare in mare quello considerato meno meritevole. Oltre Cersuta la strada diventa ancor più spettacolare in quanto scavata nella roccia delle falesie che cadono perpendicolari sul mare azzurro. Alcuni opportuni spiazzi consentono la sosta per godere di panorami mozzafiato, come quello affacciato sul paese di Acquafredda, completamente immerso in un’enorme pineta, e sulle vicine spiagge, alcune raggiungibili solo via mare.

Il litorale a sud di Maratea è meno spettacolare in quanto gli Appennini qui degradano più dolcemente verso il mare. Ciò non vuol dire, però, che il paesaggio scorra monotono né che le spiagge siano meno tentatrici. In una di queste si apre la grotta della Sciabella, che rammenta alle donne di non tradire i mariti: la leggenda, infatti, vuole che Isabella fosse solita portare nella caverna i suoi amanti finché fu scoperta dal coniuge, che la uccise gettandola dall’apertura del soffitto.

Seppure con obiettivi e vie differenti da quelle di Rocco Papaleo e i suoi amici, ho avuto l’occasione di apprezzare parte di una delle regioni meno conosciute d’Italia. Ora posso unirmi all’affermazione “sì, la Basilicata esiste!” e cantare insieme a lui “Ba Ba Basilicata, Ba Ba Basilicata … tu che ne sai, l’hai vista mai? Basilicata is on my mind”.

Maratea Maratea Maratea