Ayers Rock, che gli aborigeni locali Anangu chiamano Uluru, è considerato il cuore pulsante dell’Australia. La sua forma gli conferisce il nome comune di the rock (la roccia), ma è un luogo unico al mondo e non può essere confuso con nessun’altra roccia: svetta per 348 metri sulla pianura e misura 9,4 km di circonferenza alla base. La roccia non finisce mai di impressionare i visitatori grazie ai continui cambiamenti di colore in base alla situazione meteorologica, alla distanza e alla luce, variando da colori pastello a drammatici colori pieni. Con la pioggia Uluru assume colorazioni argentee e le sue cascate danno vita al deserto che lo circonda. I fiori e le molteplici tonalità di verde che si rigenerano grazie alla pioggia sbalordiscono, rendendo questo luogo davvero magico.
Uluru è considerato un luogo sacro dagli Anangu, che si ritengono i custodi dei segreti della roccia. Anangu significa persone nelle due principali lingue parlate in questa zona, il Pitjantjatjara e Yankunytjatjara, ed è così che vogliono essere definiti. Nel 1985 gli Anangu chiesero e ottennero che fosse rispettata la profonda connessione spirituale che essi hanno con la roccia e l’area circostante mediante la sensibilizzazione dei visitatori e la condivisione, da parte degli stessi Anangu, di alcune delle storie relative al Tjukurpa (la creazione del mondo) che attraversano Uluru.
La caratteristica principale di Uluru, che svetta solitario nel deserto circostante, è la sua natura monolitica. Da una certa distanza si presenta come una singola unità, mentre da vicino si notano caverne, nervature e gole, formatesi in seguito a milioni di anni d’erosione; non ci sono, però, giunture nella roccia e pertanto si può definire un monolito. Uluru fu descritto dai primi esploratori europei come un enorme “sasso”; ciò che non sapevano all’epoca è che Uluru continua sotto il livello della sabbia per altri 5 km.
La formazione geologica di Uluru ha affascinato per molto tempo gli esperti e la sua singolarità ha dato origine a leggende metropolitane, la più famosa delle quali immagina Uluru un meteorite, caduto dallo spazio migliaia di anni fa. Fortunatamente non è così in quanto, considerate le sue straordinarie dimensioni, l’impatto con la Terra sarebbe stato devastante.
Il monolito si compone di rocce sedimentarie chiamate arkose, che sono un insieme di piccole pietre e particelle di sabbia, quarzo e feldspato con tracce di ferro ossidato e argilla. La sedimentazione originaria, formatasi in seguito all’erosione dei Monti Currie circa 600 milioni di anni fa durante il Petermann Orogeny, era sicuramente orizzontale, com’è tuttora visibile nei vicini Monti Olgas. Forti scosse sismiche contrapposte provocarono la fuoriuscita verticale degli strati di sedimentazione circa 100 milioni di anni fa. Le stratificazioni verticali sono tuttora visibili, soprattutto dall’alto, in quanto alcuni strati sono un po’ più soffici di altri a causa di tenui differenze nella durezza o nella grana che compone l’arkose.
Diversi tracciati alla base di Uluru consentono di osservare caverne e pitture rupestri e di vivere il Tjukurpa. Il monolite, invece, in quanto luogo sacro, non deve essere scalato.
Estratto dalla guida AUSTRALIA