Ho viaggiato per molti anni con la mia macchina fotografica alla ricerca del senso della realtà, nei luoghi e nelle persone. L’ho fatto per lavoro. Per molto tempo ho girato in Africa alla ricerca dell’essere umano e dei suoi sentimenti. Questa è la fotografia che mi piace, quella che scruta nei gesti comuni, nei luoghi comuni, nella vita di tutti i giorni.
Scattare immagini, oltre che una visione personale, è anche una pratica tecnica, non solo nella gestione dello strumento che si utilizza, ma anche e soprattutto nell’approccio al soggetto. Come in ogni cosa la pratica intensa rende i gesti e le intenzioni spontanee. Per lungo tempo ho viaggiato all’interno di treni africani scalcinati, per giorni interi, per migliaia di chilometri. Fotografare all’interno di vagoni ricolmi di esseri umani non ha nulla a che fare con la fotografia, ma con la capacità di incontrare e conoscere gli altri esseri umani. La fotografia ed i suoi ammennicoli sono solo l’ultima fase di un processo di approccio umano, sono solo l’ultimo atto.
Nel corso del tempo e dell’esperienza maturata in giro per il mondo per conto di una committenza internazionale molto esigente, ho maturato la convinzione che la fotografia non ha nulla a che fare con le macchine fotografiche che, seppur utili, possono distrarci dal vero obiettivo, quello di capire, di percepire, di osservare, di conoscere. La fotografia è quell’esigenza che parte da dentro e si completa al di fuori di noi tramite l’utilizzo di un qualsiasi mezzo che sia in grado di rappresentarla visivamente, concretamente.
Nel corso di un viaggio in Giappone nel 2016 ho portato con me soltanto uno smartphone, nessuna macchina fotografica, proprio per infrangere il concetto secondo il quale delle buone immagini si possono realizzare solo con una macchina fotografica. Ho provato a spogliarmi di ogni certezza e di tutti quegli strumenti ai quali ero abituato. Per oltre tre settimane ho girato in lungo ed in largo fotografando senza sosta, utilizzando lo smartphone come estensione del mio sguardo e dei miei pensieri ed ha letteralmente funzionato!
Pur sentendomi “nudo” all’inizio del viaggio, strada facendo è cresciuta in me una piacevole sensazione di leggerezza, di essenzialità, per la prima volta non ero un fotografo ma un viaggiatore che osservava e catturava istanti di vita, luoghi, persone, atmosfere, senza invasione, senza rumore, con estrema leggerezza ed efficacia. Una sensazione meravigliosa. Nessuna scheda, nessun computer. Era tutto in un solo luogo e pronto per l’uso.
Il lavoro che ho prodotto non ha nulla da invidiare a quello realizzato con le mie macchine fotografiche, al contrario contiene una forte personalità e coerenza stilistica che lo rendono unico. Lo smartphone mi ha permesso di trasferire la mia esperienza visiva, emotiva e cognitiva su un supporto, in modo estremamente dinamico, creativo e sgombro da inutili pensieri di carattere tecnico. Lo smartphone mi ha permesso di non essere intrusivo, di non essere notato.
Oggi compiamo tutti lo stesso gesto utilizzando il cellulare come macchina fotografica. Alziamo il braccio, guardiamo nello schermo e scattiamo, chissà cosa, chissà quante volte. Non interessa più al passante curiosare in questo gesto e nemmeno nei risultati che raccoglie. Fotografare è quasi come camminare, un gesto normale. Un gesto di uso comune che ha sdrammatizzato la professionalità e la serietà del gesto in sé, per cui una persona che fotografa con uno smartphone è al pari di un comune passante e non desta particolari preoccupazioni in chi si sente osservato o è parte della scena ritratta. Lo smartphone è uno dei migliori compagni di viaggio che si possa desiderare.
[metaslider id=”782″]Parti con Polaris … Non un viaggio classico in Sudafrica, bensì un laboratorio di mobile photography in una delle città più scenografiche del pianeta, Cape Town, e nella sua regione. Il workshop con Giorgio Cosulich si prefigge di migliorare l’approccio fotografico e narrativo dei partecipanti, tramite l’acquisizione di tecniche di ripresa e di post produzione, con una particolare attenzione rivolta alla mobile photography, senza però trascurare l’utilizzo di mezzi tradizionali.
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