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Dunhuang e le grotte dei mille Buddha

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È in mezzo alle sabbie e alle dune, ai piedi delle propaggini più orientali del massiccio del Kunlun, che sorge quella che all’epoca della via della seta era l’ultima città cinese, sede dal 117 a.C. del comando militare di tutti gli eserciti Han in Occidente: Dunhuang. Qui giunti, si ha davvero la sensazione di essere ai confini di un mondo e in procinto di entrare in un altro.

Al di là delle intense sensazioni evocate dal luogo, sono la storia e le evidenze archeologiche a ricordarci che, al tempo della dinastia Han, Dunhuang, il cui nome significa “Faro illuminante”, costituiva l’estremo limite occidentale dell’impero, porta d’entrata e di uscita dalla Cina, oltre la quale si distendevano i tracciati dei percorsi carovanieri interrotti dalle rinfrescanti oasi. Ancora in epoca Han era qui che terminava la Grande Muraglia: alcuni isolati, suggestivi resti delle fortificazioni difensive erette quando Dunhuang venne eletta al rango di prefettura, nel 117a.C., possono essere ammirati nei pressi di Mogao, là dove si trova il complesso artistico delle cosiddette “Grotte dei Mille Buddha”.

La città era sostanzialmente l’ultima oasi per i viaggiatori diretti in Occidente, prima della biforcazione della strada in due diramazioni necessarie per riuscire ad aggirare il temibile Deserto del Taklamakan. A costruire i primi edifici furono proprio alcuni viaggiatori che, stanchi per il lungo viaggio, decisero di stabilirsi realizzando in pochi anni fortezze, torri e templi ricavati nelle grotte. Con il passare degli anni Dunhuang cominciò ad accogliere un numero sempre maggiore di mercanti, ognuno dei quali ha lasciato nel suo piccolo la propria impronta su una delle città più cosmopolite dell’antichità. Alcune interessanti architetture di carattere prevalentemente militare, insieme agli impressionanti panorami desertici e alle dune di sabbia, rendono Dunhuang una meta che vale la pena raggiungere, nonostante la lontananza dalle mete turistiche più inflazionate.

Sei chilometri a sud di Dunhuang, presso il Mingsha Shan, il deserto si apre in un’oasi dando vita ad un paesaggio altamente suggestivo. Alla base di dune di sabbia di altezze colossali, si trova uno splendido specchio d’acqua noto come il Lago della Mezzaluna. La scarpinata fino alla cima della duna è molto faticosa, ma una volta arrivati si potrà ammirare lo spettacolo delle sabbie ondulate delimitate da pioppi verdi.

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Mogao, le grotte dei mille Buddha

Leggenda vuole che le prime grotte a essere scavate sul fianco della collina estesa per un chilometro in direzione nord-sud siano state realizzate nel 366 da un monaco buddhista a seguito di una visione che egli ebbe di migliaia e migliaia di Buddha apparsi nel cielo blu che sovrasta Mogao. L’atto devozionale compiuto dall’anonimo monaco avrebbe dato il via a un intenso pellegrinaggio nel luogo, gradualmente trasformato in un “santuario” celebrante la fede buddhista attraverso affreschi e sculture realizzati entro le cavità aperte nel fianco della collina: tale opera si protrasse dal principio del IV fino al XIV secolo.

Mogao divenne dunque un vero e proprio “museo di arte buddhista”, un enorme galleria d’arte, dove mille sfumature stilistiche e iconografiche ci scorrono davanti agli occhi, raccontandoci gli insegnamenti e la vita del Buddha, dalla nascita alla morte e offrendoci i ritratti di quei potenti dell’Asia che a lui resero omaggio patrocinando la costruzione delle singole grotte.

Più di mille grotte sono scavate nella roccia del monte Mingsha e se ne sono conservate 492. L’insieme di architettura interna, scultura e pittura murale compone uno spettacolo magnifico: i personaggi principali delle scene sono stati spesso plasmati in tuttotondo e poi dipinti, mentre episodi narrativi della vita del Buddha, figure mitiche, elementi floreali e ornamentali, donatori, paesaggi sono dipinti con pigmenti minerali sulle pareti, rese uniformi con un miscuglio di fango, sterco, intonaco e poi imbiancate.

Il valore eccezionale delle grotte è stato accresciuto ulteriormente nel 1899 con il ritrovamento casuale di circa 40.000 fra manoscritti, dipinti e tessuti, risalenti al periodo tra il 406 e il 1004. La maggior parte di questi reperti, tutti ben conservati, si trova oggi nei musei di Londra e Parigi. Dal 1987 l’Unesco ha dichiarato tutta la zona Patrimonio culturale dell’umanità.

estratto dalla guida CINA

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