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Fogo Island

Fogo Island andrebbe visitata avendo tempo a disposizione e in condizioni climatiche ottimali, presupposti, questi, piuttosto rari, purtroppo. Tuttavia, se almeno il secondo dovesse realizzarsi, sarebbe davvero un peccato non recarsi al porto di Farewell e salire sul traghetto per l’isola, il cui territorio appare subito diverso da quello cui Terranova ci ha abituato. È aspro, quasi ruvido nella sua brutale bellezza, piuttosto lontano dalle verdeggianti aree forestali che abbiamo conosciuto altrove.

Anche qui il clima non è generoso: pioggia, vento e nebbia spesso vanno a braccetto, quasi volessero nascondere i segreti dell’isola. Quando si stancano di fare i capricci, allora Fogo diventa uno scrigno ricco di sorprese. Sono undici le comunità e tutte meriterebbero almeno un’occhiata: Barr’d Islands, Deep Bay, Fogo, Fogo Island Central, Island Harbour, Joe Batt’s Arm, Little Seldom, Seldom, Shoal Bay, Stag Harbour e Tilting sono villaggi piuttosto piccoli, alcuni ormai abbandonati.

La cittadina di Fogo, da sola, riunisce 750 dei 2.500 abitanti complessivi. Le rocce granitiche che caratterizzano il paesaggio, le scogliere che lo rendono spettacolare, le case che sembrano aggrappate al terreno per non essere spazzate in mare dal vento, le memorie di un passato che l’isola non vuole dimenticare, sarebbero, tutte insieme, sufficienti per giustificare la visita. Ma c’è di più: è il “futuro” a rendere Fogo Island un luogo da non tralasciare quando si viene in Newfoundland and Labrador.

Per capirne le ragioni, dobbiamo volgere lo sguardo alla storia recente dell’isola. Negli anni Sessanta del secolo scorso, Fogo Island entrò nel programma di “ricollocazione” voluto dalle autorità della provincia per riunire in zone più facili da servire gli abitanti sparsi in località sperdute. I cittadini di Fogo si rifiutarono, si organizzarono in cooperativa e riuscirono a mantenere un buon livello di vita grazie alle risorse della pesca, fino agli anni Novanta, quando la moratoria sullo sfruttamento dei banchi di merluzzo colpì anche loro.

I giovani cominciarono ad andarsene e il territorio sarebbe presto rimasto pressoché disabitato se non fosse intervenuta la Shorefast Foundation, di proprietà della multimilionaria Zita Cobb, cresciuta fra queste terre desolate e poi diventata ricca a Ottawa grazie alle sue capacità manageriali. Decisa a imporre Fogo Island all’attenzione del mondo, è tornata nella sua isola dando vita ad un ambizioso programma culturale e imprenditoriale. Ha costruito una serie di futuristiche residenze nei punti più spettacolari dell’isola, ospitandovi artisti, musicisti, scrittori, registi e dando vita ad una serie di eventi che richiamano ospiti da tutto il Canada, gli Stati Uniti e l’Europa. Tutti gli studios hanno ampie vetrate, vista oceano, e sorgono in zone isolate e silenziose, per garantire agli artisti che li utilizzano la massima ispirazione e concentrazione.

Zita Cobb ha poi fatto costruire un incredibile albergo, il Fogo Inn, dall’architettura avveniristica, nel quale ospitare una clientela facoltosa che non si spaventa davanti a tariffe piuttosto impegnative. Il progetto sta dando risultati, dal momento che questa remota località è ora presente sulle pagine dei più prestigiosi giornali del Nord America e… anche in questa guida.

Sono più d’una le cose da vedere a Fogo Island, oltre a quanto già detto. Nel villaggio di Fogo, ad esempio, c’è la Old School House, la piccola scuola che dal 1888 fu utilizzata come istituto cattolico. L’edificio ristrutturato è un piccolo museo dove il tempo si è fermato e libri, mobili, cattedra, testi, una vecchia stufa e altre cose sembrano attendere soltanto l’arrivo degli alunni. Altrettanto interessante è il Bleak House Museum, una residenza del 1816 dove è facile comprendere lo stile di vita delle famiglie agiate in quei territori ostili. Fogo ha anche tre interessanti chiese, fra le quali spicca la St. Andrew’s Anglican Church.

Estratto dalla guida TERRANOVA LABRADOR

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