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Missione impossibile: la vera casa di Babbo Natale

la vera casa di Babbo Natale

Il cartello con la scritta Polarsirkelen mi conforta: ho finalmente raggiunto il Circolo Polare Artico. Mi trovo a una manciata di chilometri da Rovaniemi e qui ha inizio la mia missione: scoprire dove vive Babbo Natale!

È già sera, ma proprio questo, forse, è il momento migliore per perlustrare indisturbato il villaggio di Santa Claus, come in questi luoghi è conosciuto Babbo Natale. Oltrepassate alcune baite in legno completamente ricoperte di neve, entro nell’unica piazza del villaggio, al cui centro un grande albero arricchito con centinaia di palle e luci colorate si staglia verso la luna. La luce soffusa dei lampioni e il riverbero della neve aiutano a orientarmi e, soprattutto, donano all’ambiente un’atmosfera incantata e ovattata. È come vivere in un libro di fiabe, devo abbandonare la razionalità e affidarmi alle emozioni e alla fantasia. Il villaggio è deserto di esseri umani ma abitato da creature fantastiche, come i due pupazzi di neve alti tre volte me; le loro teste si appoggiano l’una all’altra come a cercare un gesto di affetto, mentre un terzo, appena più distante, sfoggia impettito la sua sciarpa,  che gli avvolge il collo in un improbabile tentativo di riscaldarlo.

Durante le poche ore invernali di luce, il villaggio assume un’altra dimensione: un altoparlante suona ininterrottamente le note delle più conosciute melodie natalizie, i bambini si abbandonano lungo gli scivoli di ghiaccio, i pupazzi che la sera prima riposavano beatamente sono ora considerati divi da abbracciare affettuosamente per le foto ricordo. Attraverso lo stretto corridoio dell’ufficio di Santa Claus, dove robuste mensole ospitano voluminosi libri. Svoltato l’angolo, incontro il leggendario omone con la giacca rossa: seduto su una grossa poltrona, con accanto una lunga calza traboccante di regali, saluta affettuosamente ogni persona, adulta o piccina. Alcuni bambini rimangono letteralmente marmorizzati di fronte al protagonista dei loro sogni, ma l’emozione pervade anche gli adulti. E, con essa, anche qualche dubbio sulla reale esistenza.

Una doppia entrata conduce nell’ufficio postale del villaggio: qui i fedeli elfi corrono instancabili e devo prestare attenzione a non essere travolto dalla loro foga. Ritrovo un po’ di calma nell’ampio salone ravvivato dal fuoco del camino. Mi immagino Santa Claus seduto sulla vicina poltrona, mentre legge una ad una le migliaia di lettere provenienti da ogni parte del mondo. La realtà, invece, mi consente di scambiare due parole solo con un elfo postino, intento a smistare le lettere ricevute. Scopro, così, che la casa di Santa Claus si trova nella caverna di una montagna al confine con la Russia. Il suo nome è Korvatunturi, la montagna dell’orecchio. Sembra che la collina abbia proprio la forma di un grande orecchio, adatta ad ascoltare le voci di tutti i bambini del mondo. Attenzione, mi allerta l’elfo: il luogo è inaccessibile agli uomini.

Nonostante l’avvertenza, andrò a Korvatunturi! La cartina lo indica nel parco nazionale Urho Kekkonen, circa 200 km a nord di Rovaniemi, facilmente raggiungibile seguendo la Christmas World Road. Durante il percorso, prendo la deviazione per Savukoski, un villaggio del tutto anonimo se non fosse perché qui vi abita niente di meno che Mrs Santa, la moglie di Babbo Natale. Busso alla porta di casa e l’assistente mi comunica che, purtroppo, lei è assente. Sono ugualmente invitato ad entrare e, insieme, raggiungiamo la camera privata di Mrs Santa, piuttosto piccola e anche disordinata. Un lato è occupato da un piccolo divano celeste dove riposano alcuni peluches. Poi un piccolo scrittoio, un cavalletto per tele da dipingere, una macchina da cucire, babbucce tipiche lapponi e, appeso alla parete, un suo ritratto.

Riprendo la strada principale e finalmente giungo all’ingresso del parco. Il paesaggio è davvero meraviglioso, con l’ovattata coperta bianca che ricopre ogni cosa. Nel parco regna una quiete sconfinata; come in un deserto, non un segno di vita, non un movimento. Il sentiero con neve battuta termina troppo presto. Ora non c’è traccia di alcunché e la neve è davvero profonda. Oltre alle parole dell’elfo postino, mi tornano in mente anche quelle di Jack London, giornalista di un tempo ormai andato: “Tra le fatiche che spezzano le forze di un uomo, quella di aprirsi una pista è la peggiore. A ogni passo la grande racchetta sprofonda finché la neve è al livello delle ginocchia. La racchetta […] va tirata su fino a sfiorare la superficie, poi portata in avanti e affondata di nuovo, dopodichè l’altro piede può avanzare di mezzo metro. Chi prova questo esercizio per la prima volta […] rinuncerà esausto dopo cento metri”. È la prima volta che metto le racchette ai piedi e, dopo poco, devo arrendermi e dar ragione a London.

La delusione è immediatamente spazzata via dal paesaggio strepitoso che mi circonda. Ancora lo scrittore statunitense: “Tutt’intorno, in tutte le direzioni, si stendevano immense distese di neve sulle quali nessuno mai aveva messo piede e si ergevano vette innevate senza nome che nessuna carta geografica riportava”. Mi piace immaginare che sia così anche in questo parco. Mi piace immaginare che, all’interno di una montagna all’orizzonte, Santa Claus e gli elfi lavorino divertendosi per esaudire i desideri dei bambini di tutto il mondo. La forza della neve custodisce i segreti di Santa Claus e continuerà a farlo per migliaia di anni, alimentando il sapore di leggenda attorno a questo fantastico personaggio.

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