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The dark side of Rome

The dark side of Rome

Roma è piena di luoghi insoliti e misteriosi. Ambientazioni perfette per romanzi thriller e sceneggiature horror. Sarà per questo che alcuni di questi luoghi li ho scelti per narrare le vicende che vedono coinvolti i protagonisti del mio ultimo romanzo “Quarantena Roma” (Robin editore). Iniziamo… da dove tutto prende avvio.

A Roma esiste un ottavo colle, una collina artificiale fatta di cocci nota come Monte dei Cocci. Situato nella zona portuale dell’antica Roma, il Monte, alto 54 metri e con una circonferenza di circa 1 chilometro, è formato da testae, cocci di anfore che venivano scaricate e accumulate dopo essere state svuotate nel vicino porto fluviale. Oggi questo monte caratterizza paesaggisticamente e nel nome il Rione storico di Testaccio.
Diversamente dalle anfore usate per il trasporto di prodotti agricoli, quelle olearie non erano riutilizzabili a causa della rapida alterazione dei residui di olio. Il problema del loro smaltimento fu risolto con questa “discarica”. Per occupare meno spazio quelle intatte venivano frantumate e aggiunte a quelle che si erano rotte già durante il trasporto su navi. I frammenti venivano accatastati con la massima economia di spazio e con la sola disposizione di calce, che, destinata ad eliminare gli inconvenienti causati dalla decomposizione dell’olio, ha rappresentato anche un ottimo elemento di coesione e di stabilità per il Monte attraverso il tempo.
Cessata la funzione di discarica, il Monte dei Cocci ha iniziato ad assumere, dal periodo medievale, un ruolo diverso nella storia di Roma come sede di manifestazioni popolari, dai più antichi giochi pubblici alle note “ottobrate romane” dell’Ottocento.

I sotterranei dell’Isola Tiberina sono un’altra delle ambientazioni scelte. Ambienti popolati da una strana confraternita, i cui membri, nello svolgere la loro attività, erano soliti indossare un mantello rosso con cappuccio: da qui derivò il nome popolare di Sacconi Rossi con il quale ancora oggi sono comunemente conosciuti.
Sin dal principio si dedicarono al recupero delle salme rinvenute nel Tevere e a dar loro una degna sepoltura. I corpi, una volta recuperati, venivano portati in uno degli ambienti della confraternita e immersi in una vasca contenente acqua e calce spenta per essere disinfettati. Dopo la funzione religiosa, le ossa scarnificate venivano deposte in maniera decorativa nella cripta del convento, che divenne, nel corso del tempo, un imponente cimitero analogo a quello più famoso della cripta dei Cappuccini di via Veneto.
Nell’Ottocento, la confraternita subì un periodo di decadenza e, intorno al 1960, si estinse. A partire dal 1983, però, l’eredità dei Sacconi Rossi è stata raccolta dalla Venerabile Arciconfraternita di Santa Maria dell’Orto, riprendendo l’usanza di commemorare i morti nel Tevere con una cerimonia sulle rive dell’isola Tiberina.

In una città sconvolta e messa sotto quarantena per un virus sconosciuto, un gruppo di ragazzi troverà rifugio nei pressi del grande Gazometro. Una struttura entrata, ormai da tempo, a far parte del paesaggio urbano di Roma, emblema dell’archeologia industriale della Capitale e oggetto di varie ipotesi di riqualificazione e di riutilizzo.
È situato nei pressi della via Ostiense (la via romana che portava da Roma a Ostia), laddove il Tevere forma una lunga ansa, in un tratto che fin dall’antichità è sempre stato approdo fondamentale di merci e materiali per l’Urbe. Poco più a nord, infatti, c’era l’Emporium, l’antico porto fluviale dell’Impero. Il Gigante, con i suoi novantadue metri, è il pezzo pregiato dello skyline di Roma e in particolare del quartiere Ostiense, quello dei capannoni delle fabbriche dei primi del Novecento, della Mira Lanza dai mattoncini rossi, della Centrale Elettrica Montemartini e del Ponte di ferro che serviva al passaggio della ferrovia sul Tevere.

Voglio chiudere questa passeggiata nel mistero con un posto speciale, lontano dai percorsi turistici tradizionali, tra i più affascinanti di Roma. Dietro la Piramide Cestia, monumento sepolcrale con più di 2.000 anni, si estende un cimitero unico al mondo. Solitamente i cimiteri sono associati a un’atmosfera lugubre, triste, permeati da una solennità che mette i brividi. Il Cimitero Acattolico è, invece, uno dei luoghi più piacevoli, curiosi e persino romantici dove fare una passeggiata. Noto anche come Cimitero degli artisti o Cimitero degli inglesi, anche questo si trova nel Rione Testaccio e ospita, come lasciano intendere i suoi nomi, defunti di fede non cattolica, spesso inglesi e tedeschi, che dal Settecento in avanti hanno trovato qui il luogo di sepoltura. Tra le tombe più famose si trovano quelle dei poeti Percy Shelley e John Keats; altro celebre defunto che qui giace è Antonio Gramsci; o ancora lo scultore William Wetmore Story – la tomba della moglie Emelyn è una delle più note del cimitero, rappresentante un Angelo inginocchiato dinanzi alla lapide e stretto in un pianto di dolore.