Se il Sudan è il paese con la più grande varietà di etnie dell’Africa, i Nuba sono un riflesso in miniatura di questa situazione. I Nuba non sono un popolo solo, come comunemente si crede, ma un insieme di circa cinquanta tribù con le loro specifiche identità, che parlano quasi lo stesso numero di dialetti. A seconda delle tribù, i Nuba sono musulmani, cristiani o professano religioni tradizionali, e dal punto di vista della struttura sociale seguono il matriarcato o il patriarcato. Data proprio la grande diversità etnica, non è sorprendente che l’origine non sia chiara. L’ipotesi più diffusa è che si tratti dei discendenti del regno Nubiano, che si polverizzò definitivamente con l’avvento dell’Islam nel XIV secolo. Molte lingue Nuba, infatti, appartengono al ceppo linguistico nubiano.
Come tutte le aree di montagna, anche i Monti Nuba rappresentarono il rifugio di tribù scacciate da altre; in questo caso, gli allevatori arabi Baggara sospinsero le tribù di agricoltori delle pianure del nord a rifugiarsi nella zona montagnosa verso sud. La stessa cosa avvenne nelle province del sud del Sudan: l’espansione delle popolazioni Dinka e Nuer a partire dal XVIII secolo spinse vari gruppi verso nord fino ai monti Nuba. Non è facile, quindi, definire l’identità del popolo Nuba. Sicuramente si tratta di un popolo di agricoltori e si differenzia in questo dalla maggior parte degli altri gruppi etnici del Sudan centrale e meridionale, prevalentemente allevatori.
Le coltivazioni più diffuse sono il sorgo (dura) e il sesamo; in particolare il sorgo, ridotto a una specie di purea, è il piatto principale. Ma con la fermentazione si produce anche la “merissa”, una specie di birra a basso grado alcolico. Una figura importante nella comunità Nuba è il kujur, lo stregone della pioggia, una figura fondamentale data la dipendenza essenziale dell’agricoltura dalla pioggia. Il kujur coordina i rituali per incoraggiare l’arrivo delle piogge, che abitualmente cadono tra maggio e settembre. È una figura importante anche in occasione delle feste, chiamate sibir, che si svolgono dalla fine del raccolto (novembre) fino a primavera, quando si reca in cima alle colline, dove accende un fuoco di steli di sorgo per annunciare proprio l’inizio delle feste.
[…] Si raggiungono i tre villaggi di Nyaro, Kau e Fungor, abitati dai Nuba orientali, una delle tribù della complessa etnia dei Nuba. I villaggi sono molto belli, mimetizzati tra i grandi massi granitici tondeggianti di isolate colline. I granai sono costruiti direttamente sui massi, per meglio proteggerli dagli insetti, e le capanne, non troppo addossate le une alle altre, sono spesso raggruppate in 3-4 elementi, dove vivono i vari individui della famiglia.Questa popolazione fu resa famosa alla fine degli anni ’70 dal libro “Gente di Kau” della fotografa tedesca Leni Riefenstahl, che li descrive come “esseri di un altro pianeta, di cuore gentile, semplici e ingenui, che non conoscevano il furto né il delitto, e vivevano in perfetta armonia con la natura. Erano il popolo più felice che abbia mai conosciuto. Coprivano i loro corpi con cenere bianca come la neve durante le operazioni di raccolto, durante le lotte tradizionali e quando seppellivano i morti, e questa tradizione dava loro, appunto, l’aspetto di creature extraterrestri. Le donne non sposate vivevano nude mostrando con orgoglio i loro magnifici e slanciati corpi luccicanti coperti di olio”.
Oggi, purtroppo, gran parte di queste usanze sono sparite, gli uomini indossano le lunghe jallabiya di stile arabo o magliette e pantaloncini consunti e bucati. Le donne di media età presentano ancora le scarificazioni facciali, si coprono con tessuti colorati molto scenografici e si adornano la testa e il collo con perline colorate che ricordano quelle dei Masai del Kenya. Ma la magia di questi piccoli villaggi, così isolati nelle praterie tra i grandi massi, rimane inalterata. L’accoglienza di questa popolazione è veramente piacevole e spesso per festeggiare l’arrivo degli stranieri le donne decidono di danzare e gli uomini ne approfittano per effettuare delle piccole lotte, l’attività più amata dai Nuba.
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