Stampatori, librai e cartari a Faenza
dal XV al XVIII secolo.
A metà del XV secolo, a Magonza, una città della Franconia occidentale, uno sconosciuto e intraprendente orafo consegnò all’umanità una delle più straordinarie invenzioni che mai siano state realizzate, destinata a modificare radicalmente il corso della storia: la stampa a caratteri mobili. Se è vero che a Johann Gutenberg vengono attribuiti meriti che in realtà avrebbe dovuto condividere con altri, non si può negare che l’avvenimento che si suole collocare tra il 1454 e il 1455, quando cioè la società tra Gutenberg e il banchiere Johann Fust licenziò la cosiddetta Bibbia a 42 linee – considerata la prima grande edizione occidentale ad essere impressa a caratteri mobili – abbia inaugurato nella storia dell’umanità un capitolo di incommensurabile portata che condusse ad un radicale stravolgimento della comunicazione e della trasmissione del pensiero.
***
La Faenza che si apprestava ad accogliere l’avvento dell’arte tipografica a caratteri mobili era una città potenzialmente fertile per il suo sviluppo, inserita com’era nella felice stagione dell’Umanesimo, grazie anche alla corte dei Manfredi e in particolare a Galeotto. Durante i due secoli di governo della signoria, Faenza – che contava circa 7000 abitanti – vide svilupparsi una piccola corte signorile, in una gara di eccellenza rispetto alle vicine corti romagnole, con i medesimi intenti di sviluppo delle arti e di rinnovamento urbanistico che caratterizzarono città di ben maggior prestigio. In questo fecondo contesto si inserì la creazione della biblioteca signorile dei Manfredi, la cui prima notizia documentata risale al 1442. Alla sua creazione e al successivo incremento si dedicarono dapprima Astorgio II e poi, con accresciuto vigore, il suo secondogenito Galeotto, autentico cultore delle lettere e delle arti. A tal fine vennero commissionate copiature di antichi codici ottenuti in prestito da influenti signorie di città come Firenze e Urbino. Con l’assassinio di Galeotto e la vicina fine della signoria si concluse anche la felice, seppur breve, stagione della «pulcherrima et pretiosissima Bibliotheca librorum» dei Manfredi, impedendo a questa esperienza di contribuire a trasformare la città in un solido centro di cultura, così come invece era avvenuto a Cesena attorno alla Biblioteca Malatestiana. Nel 1490, evidenziatosi il dissesto economico nel quale languivano gli ultimi eredi della famiglia, la biblioteca manfrediana fu venduta per 240 ducati ad un emissario del re di Ungheria Mátyás Hunyad (Mattia Corvino), andando ad arricchire la biblioteca reale di Buda.
***
Nel contesto estremamente vivace della seconda metà del Quattrocento, appena descritto, nonostante le inquietudini politiche che comunque agitavano la città, si trovarono ad operare, forse non così casualmente, Chilianus Fer ed Henricus Chandler «ambos Franconia» (il primo di Bamberga e il secondo di Gemünden sul Meno, entrambe in Germania, come si ricava dalla precisa sottoscrizione), stampatori che nel 1476 “firmarono” l’edizione faentina di uno dei testi di grammatica latina più diffusi in quel periodo, il Doctrinale di Alexandre de Villedieu. Allo stato delle attuali conoscenze, i due sono da considerare i prototipografi faentini, dopo che nel 1932 il bibliografo reggiano Angelo Davoli rinvenne una copia del manuale, fino ad allora sconosciuta ma custodita e regolarmente catalogata, nella Biblioteca Comunale di Reggio Emilia. Questo trattatello di grammatica, muto testimone del primo passaggio a Faenza dell’ars imprimendi libros e della trasformazione radicale alla quale diede avvio nella storia del continente, resta l’unica traccia riferibile al XV secolo. Si dovettero attendere almeno altri cinquant’anni per vedere nuovi torchi al lavoro sotto il loggiato del palazzo comunale cittadino.
***
Inizia con questi brani, stralciati dai primi due capitoli, la narrazione della nascita e dello sviluppo dell’arte tipografica a Faenza in un periodo di tempo compreso tra il 1476, come abbiamo visto, e il secolo XVIII. Un elemento fondamentale di questo libro è l’abbondanza di documentazione d’archivio, fonte prevalente ma non unica delle vicende e dei complessi intrecci e legami che tendono fili da Faenza verso molte altre città d’Italia, quali Venezia e Bologna ma anche Roma, Ferrara, Ravenna, Rimini e Cesena per non menzionarne che alcune. Il libro segue e descrive le attività di questi stampatori, librai, editori e cartari, ma al tempo stesso apre continui squarci sulla realtà sociale di una città della provincia romagnola nel passaggio dal periodo umanistico alla cosiddetta Età Moderna.
La prima raffigurazione a stampa di una bottega tipografica: Grant danse macabre des hommes
et des femmes, Mathias Huss, Lione, 1499.
Vai alla scheda del libro: Con ogni diligenza corretto e stampato