Fuori dall’aeroporto di Urgench non c’è nulla. Oltre la porta d’uscita, si apre un grande piazzale di cemento, senza autobus, taxi o procacciatori di hotel. Mi incammino a piedi, con lo zaino in spalla, cercando tracce di vita. Alla prima strada, alcuni uomini mi caricano su una marshrutka, il minibus sovietico, pieno a tal punto […]